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Il Flamenco e la censura dopo la seconda repubblica

Il Flamenco e la censura dopo la seconda repubblica

Nel periodo molto delicato che intercorre tra il 1973 ed il 75, il Flamenco subisce ancora come arte scabrosa, una buona mole di critica e persino di censura da parte delle restrizione politiche e delle figure altolocate.

La censura franchista sebbene ancora molto presente, iniziò comunque ad allentare la morsa nel giro di qualche anno.

Manuel Gerena, un famoso musicista di Flamenco dell’epoca, di otto dischi che tentò di pubblicare tramite un’etichetta discografica non proprio dalle idee lucide, solo cinque riuscirono infine a vedere la luce del pubblico ed a farlo conoscere ad esso.

Sino al primo aprile del 1977 (quando vi fu lo scioglimento del Movimento Nazionale) tutte le creazioni artistico/musicali dovettero scendere a compromessi con l’ente della censura, in particolare la musica e i testi del Flamenco, da sempre etichettati come sovversivi ed appartenenti ad una radice culturale occulta e priva di fondamenta civili.

Molti furono gli artisti perseguitati nel vero senso della parola dalla censura franchista.

Un esempio particolare di questo tipo di censura strampalata è rappresentato dal cantautore di Flamenco Angelillo, egli venne completamente bannato assieme al suo nome dal riconoscimento artistico delle sue opere, infatti non comparve in nessun tipo di pubblicità, ma anzi quest’ultima venne proibita, insieme all’oscuratezza del suo nome sia sui manifesti, che nei titoli delle pellicole alle quali partecipò.

Ed anche nella seconda repubblica post 1977 la censura non scomparve purtroppo totalmente, nè dai palinsesti dello spettacolo, né tanto meno dai media di comunicazione.

Tutti indistintamente subirono in maniera maggiore o minore la censura, la stampa e lo spettacolo in particolare, la censura è ed è stata una forma di potere come un’altra e molti uomini non vedono l’ora di poterla sfruttare per gli scopi più disparati.

Alcuni emittenti e responsabili di programmi di cultura come quelli di flamenco in Spagna, hanno affermato in passato a loro discapito che vi è stata presente una chiara e tonda censura massiccia e che il “cante” venne totalmente bandito fino all’agosto del 62’.

Purtroppo non è del tutto finita, anche se ci troviamo in epoche lontane da quelle sopra menzionate, ad ogni modo ancora oggi, utilizzando strategie innovative e differenti, le grandi emittenti radiofoniche e televisive impongono un mercato, boicottando senza alcuno scrupolo chi secondo le politiche territoriali non deve assolutamente ottenere successo.

Le ragioni che stanno alla base della censura sono molteplici e non sono il più delle volte circoscritte all’arte o all’artista che colpiscono, bensì si sviluppano attraverso strategie politiche per colpire il più delle volte lo stesso popolo di un determinato Paese (magari considerato addirittura libero di espressione sotto l’aspetto artistico e politico).

Sappiate che il più delle volte non è affatto così, spesso si vive in un contesto nel quale ci sentiamo a nostro agio, in una sorta di zona di comfort che invece ci sta mano a mano togliendo libertà di parola e di espressione.

Il sistema di censura dello Stato spagnolo ha modificato molti campi ricreativi, quello del flamenco incluso tra i primi.

C’è sempre stato qualcosa all’interno della poesia del flamenco che ha da sempre terrorizzato la politica, un canto in grado di svegliare la gente e portarla verso la verità.